"io scrivo": una di quelle frasi piccole che si portano dietro troppo. io scrivo perchè ne ho bisogno. sono grafomane, non posso farne a meno. come la droga. una di quelle cose che se non ce l'hai vai in crisi.

venerdì 27 aprile 2012

Risonanze

ho addosso i segni di quello che mi è successo lo scorso anno.
e ogni tanto mi succede che qualche sensazione dimenticata mi venga a bussare alla porta del cervello, tipo: "toc toc"
"eh. chi è?"
"sono la tua certezza di stare sbagliando"
"ciao."
"non fare la difficile. lo so che sono indesiderata. volevo solo ricordarti che ero qui con con te l'anno scorso, in questo preciso momento."
"e quindi?"
"e quindi adesso non ci sono più."
"dovresti mancarmi?"
"beh..."
"invece no. ma devo ringraziarti."
"ringraziarmi? aw."
"ringraziarti per avermi ricordato che sei un canchero. soprattutto quando, pur sapendo di stare facendo un casino, non riuscivo comunque a fermarmi. e che ora sono riuscita a estirparti. è davvero bellissimo, grazie."
"ma..."
"ciao."
"ma io mi sento sola!"
"mi spiace. va a infastidire qualcun altro. non è più il tuo turno con me"
è che certe volte, queste cose bisogna saperle lasciar andare.
sono come zavorre che non fanno volare le mongolfiere.
e in questo caso bisogna ricordarsi una sola cosa: il volo è bello. rimanere a terra può fare molto schifo.
getta quelle cazzo di zavorre e comincia a volare. prima o poi la strada giusta la troverai.
ve lo giuro: funziona proprio così.
crogiolarsi nel proprio dolore serve, ma fino a un certo punto.
e trovare la forza di sfancularlo non è sempre facile. spesso ci vuole qualche agente esterno.
ma il primo passo -e anche il più importante in assoluto- da fare, è questo: renditi conto che vorresti migliorare la tua condizione. decidi di farlo.
il resto verrà da solo.
giuro, funziona per davvero.
ed è davvero così facile come sembra, solo che non ce ne accorgiamo, la maggior parte delle volte.
provare per credere. a me è sempre successo così.
e adesso posso affermare con fierezza che con un mese abbondante di terapia e un sacco di omicidi letterari, si può superare davvero tutto.
perciò, quello che succede nel mio cervello, al momento, è più o meno questo.
"toc toc"
"chi è?"
"sono la piccola te che è nel tuo cervello"
"ciao, piccola me. come stai?"
"oh, molto bene, grazie."
"grazie a te."
"diciamo che abbiamo collaborato sempre attivamente e costruttivamente. possiamo farci dei complimenti"
"complimenti!"
"ma complimenti a te! sai che sono quasi 365 giorni che non fai cazzate troppo grandi da provocarti brutte sorprese?"
"lo so. e, piccola me?"
"sì?"
"è bello essere di nuovo insieme."
sì. siamo un po' sdolcinate. è che ci amiamo molto, sapete.

il problema, a questo punto, è continuare con gli omicidi letterari. che servono sempre.
ma per quelli, sono sicura, riuscirò a trovare qualcuno al più presto.


lunedì 19 marzo 2012

l'escalation della settimana. Quarta -e ultima- Parte.

Domenica
ore 8:00 alzarsi dal letto.
non è vero. è alle 8, che in teoria dovresti alzarti dal letto, ma non lo fai mai perché hai troppo sonno. quindi finisci sempre per alzarti una mezz'ora/45 minuti dopo correndo come una pazza per fare tutto.
ore 8:45. alzarsi dal letto.
correre come una pazza per fare tutto. 
ore 9:15/9:30. tuffarsi dentro la macchina. imboccare il raccordo. volare a velocità raddoppiata verso Fiumicino. (perché è l'unico modo che hai per accompagnare Daniele a lavoro, altrimenti farebbe tardi.)
0re 10:15. rientrare in casa. 
ore 11:00. essere sul divano da circa 45 minuti in stato catatonico cercando di convincersi che è il caso di alzarsi per pulire, senza trovare effettivamente una motivazione se non, in realtà, quella che la casa fa già schifo e fra qualche giorno sarà ancora peggio e ti provocherà delle crisi di panico che potrebbero lasciare su di te dei segni indelebili per il resto della tua esistenza. 
ore 11:01. alzarsi dal divano. 
ore 11:02-16:45. passare l'aspirapolvere; pulire i pavimenti; pulire la cucina; pulire il tappeto; spolverare; sistemare il divano; cambiare le lenzuola; piegare i panni asciutti; fare una lavatrice; stendere i panni bagnati; rifare i letti; passare di nuovo l'aspirapolvere perché hai creato altra polvere spostandoti tipo flash per tutta la casa; bestemmiare la polvere; pulire la cucina; pulire il bagno. 
ore 16:45. pensare di essere morta. 
ore 16:50. rendersi conto di essere viva e partire per andare a trovare la nonna. 
ore 17:05. a casa della nonna. bere 190838732018930 caffè. forse un tè. chiacchierare amabilmente. 
ore 17:45. rendersi conto che è tardissimo e che è il caso di partire perché il traffico sul raccordo potrebbe essere micidiale. 
ore 17:50. imboccare il raccordo schizzando tra una corsia e l'altra per raggiungere al più presto la roma-fiumicino. 
ore 18:15. arrivare. parcheggiare cercando di evitare la polizia municipale che è in agguato a fare multe. imprecare contro la polizia municipale. parcheggiare probabilmente troppo lontano. correre come una disperata verso l'ufficio di Daniele che starà per uscire. 
ore 18:20. baciare Daniele. essere felicissima che sia finalmente uscito dall'ufficio. 
ore 18:30. risalire in macchina per dirigersi verso casa. lamentarsi dell'essere stanchi per aver pulito tutto il giorno e di non aver voglia di cucinare. 
pre 19:15. entrare in casa. ringraziare gli dei di avere una casa. spiattellarsi sul divano. morire per un po'. 
pre 19:30. decidere -probabilmente (molto probabilmente. anzi: sicuramente)- di prendere una pizza. ordinarla. 
ore 20:30. sbafarsi la pizza. 
ore 21:30. scivolare prima nel pigiama e poi nel letto. 
ore 21:45. guardare un film/una serie televisiva/leggere un libro/farsi le coccole/dedicarsi ad affari sporchi e peccaminosi. 
ore 23:00. piangere tantissimo perché il week end è già finito. 
ore 23:15. lamentarsi che il week end sia troppo corto e si vorrebbe tanto qualche giorno in più per riposarsi. 
ore 23:30. morire.  


venerdì 16 marzo 2012

l'escalation della settimana. Terza Parte.

Sabato.
ore 6:45 non ricordarsi minimamente di essere vivi
ore 8:00 aprire un occhio. guardare l'orologio. scoprire che sono le otto. porconare. richiudere l'occhio.
0re 10:00 cominciare a considerare timidamente l'opzione di alzarsi dal letto.
ore 10:30 ricordarsi che devi andare in posta a: prelevare/pagare le bollette/depositare lo stipendio/spedire i libri/fare altre cose a caso.
bestemmiare. 
bestemmiare un altro po'.
vestirsi di corsissima.
correre alla posta. 
riuscire a prendere il bigliettino in tempo.
fare le operazioni attanagliata dai morsi della fame. 
ricordarsi dover fare la spesa.
fare la spesa trascinandosi da un banco all'altro del supermercato.
tornare a casa. 
OPPURE
non riuscire a prendere il bigliettino perché la posta sta chiudendo.
bestemmiare.
bestemmiare un altro po' contro gli stronzi impiegati della posta.
tornare a casa incazzatissimi, rifiutandosi di fare la spesa.
realizzare che per una settimana potremmo morire di fame.
tornare indietro a fare la spesa. 
OPPURE
non dover andare in posta. 
festeggiare.
restare nel letto a poltrire.
fare un'abbondante colazione.
restare ancora a letto.
ore 12:00 morire di fame e probabilmente fare colazione. o pranzo. oppure svenire un altro po' al letto, non si sa mai. 
ore 13:00 con la pancia troppo piena per alzarsi, sperare con tutte le proprie forze di non avere niente da fare per quel pomeriggio.
ore 13:30 appurare di non avere niente da fare
festeggiare un po'.
larveggiare tutto il pomeriggio sul letto o sul divano
dedicarsi ad affari sporchi e peccaminosi col proprio compagno (e beh, sì, checcazzo!)
OPPURE
ricordarsi di avere delle cose da fare il pomeriggio.
disperarsi un po'.
uscire a fare le cose.
tornare a casa distrutti/non tornare affatto. 
ore 18:00 cominciare a pensare di dover organizzare qualcosa per la serata.
decidere.
decidere di invitare qualche amico.
impazzire un po' per riuscire a conciliare le voglie e le esigenze tue e degli amici. 
riuscirci. 
uscire con gli amici a: cena/cinema/concerto/teatro/mostra
finire a ubriacarsi in qualche locale a caso. 
forse. 
OPPURE
non riuscirci.
bestemmiare.
sfanculare gli amici.
uscire in due. 
OPPURE
decidere di fare finta di essere morti e restare in casa a morire. 
tra le 23:00 e le 2:00 trascinarsi a letto. non sapere dove trovare la forza per mettersi il pigiama. riuscirci. 
morire. 

continua...

giovedì 15 marzo 2012

l'escalation della settimana. Seconda Parte.

Martedì.
ore 6:45 modalità zombie: on.
ore 6:50 tirarsi su dal letto contentissima che sia venerdì e che è finalmente arrivato il week end.
ripetizione azioni del giorno precedente
lavoro
ore 12:00 pausa. rendersi conto -finalmente- che, in realtà, è martedì. 
piangere un po'. 
piangere ancora un po'.
incazzarsi.
piangere un altro po'.
farsene una ragione. 
ripetizione azioni del giorno precedente.

Mercoledì.
vedi lunedì fino a ore 12:00
ore 13:00 ricordarsi che oggi è mercoledì e quindi mancano solo due giorni alla fine della settimana lavorativa. 
gioire un po'.
ore 13:30 ricordarsi che oggi è mercoledì e quindi mancano altri DUE GIORNI alla fine della settimana lavorativa.
bestemmiare un po'. 
vedi lunedì fino a ore 23:00

Giovedì.
vedi Lunedì fino a ore 17:30
ore 17:30. cercare di farsi mandare via in tutti i modi per andare a casa e stare un po' di più con Daniele che ti aspetta. 
riuscirci.
gioire.
OPPURE
non riuscirci.
bestemmiare un po'.
vedi Lunedì fino alle 19:30
ore 20:00. tornare a casa. saltare addosso a Daniele carica di borse e tutto. 
ore 20:30. mangiare guardando CSI (ed essere felicissimamente felici di questo).
ore 21:30. aver finito, con enorme sforzo, di pulire la cucina.
ore 22:00. dentro il letto, a morire un po', bevendo camomilla e guardando -molto probabilmente- una puntata di qualche serie. 
ore 23:00-23:30. decedere. 

Venerdì.
ore 6:45 modalità zombie: on. 
ore 6:50 ricordarsi che oggi è venerdì e quindi è finalmente arrivato il week end. Questa sera potrai uscire e fare un po' tardi, oppure guardare film fino a tardi. tanto domani dormi. 
ore 7:00 entrare in doccia e sorridere un po'. soprattutto se oggi non devi fare gli straordinari. (e non ti devi lavare i capelli perché li hai lavati ieri. OPPURE: sorridere un po' meno se devi lavare i capelli).
vedi Lunedì fino a ore 17:30 
ore 17:30 uscire schizzando via come un missile dall'ufficio, lanciando, possibilmente, carte a caso in aria. 
perché?
così, perché fa tanto telefilm di teen ager anni '80. 
(e ricordate sempre che non se ne esce proprio. dagli anni '80)
vedi lunedì fino a ore 19:30
ore 19:30 probabilmente decidere di andare a cena fuori. probabilmente decidere di mangiare sushi. cercare di coinvolgere qualche amico. 
riuscirci.
essere contenti.
probabilmente finire la serata ad ubriacarsi in qualche locale a caso. 
OPPURE
non riuscirci.
probabilmente gli amici non vogliono mangiare sushi. finire in una pizzeria a caso.
probabilmente finire la serata ad ubriacarsi in qualche locale a caso.
OPPURE (opzione più probabile)
sentirsi vicini alla morte alla fine della cena/decidere che fa troppo freddo.
abbandonare l'idea di andare ad ubriacarsi in qualche locale a caso.
finire a casa spiattellati sul letto a tentare di vedere un film
non riuscirci.
fallire miseramente addormentandosi. 

continua...

mercoledì 14 marzo 2012

L'escalation della settimana. Prima Parte.

da quando ho cominciato ad entrare un po' di più nella routine lavorativa, la mia settimana (o le mie settimane) hanno assunto una piega molto simile le une alle altre.
certo, è chiaro che ogni giorno c'è una cosa nuova (ultimamente, sarebbe più appropriato dire che ogni giorno ce n'è una, ma questa è un'altra storia), solo che i giorni si succedono un po' tutti in un modo simile, quanto a scansione del tempo. 
ed ecco cosa succede.
Lunedì: 
ore 6:45. sveglia, con conseguente ricerca del proprio io (che, probabilmente, è andato a perdersi in chissà quale meandro della notte)
ore 6:50. emersione dal piumone mentre spuntano due lacrime di dolore.
ore 6:52. non capacitarsi che il week end sia già finito.
ore 6:53. pensare con rabbia che il week end è troppo corto. 
ore 6:55. sosta di fronte all'armadio aperto in stato catatonico, cercando di capire cosa indossare per la giornata.
ore 7:00. rendersi conto che il tempo è troppo poco per stare lì a tergiversare.
ore 7:01. rimpiangere il fatto di non aver deciso ieri sera cosa indossare oggi.
ore 7:02. cospargersi di colla ed entrare nell'armadio, uscendone con ciò che ti resta attaccato addosso (per fortuna la mia maniacalità ha fatto sì che sistemassi tutti i vestiti -o quasi- in ordine cromatico)
ore 7:03. apertura dell'acqua della doccia e disgregazione della "madonna di Loreto" (tutti gli anelli, braccialetti e braccialettini che ho su mani e polsi).
ore 7:05. tuffo sotto la doccia. di solito il lunedì è il giorno dello shampoo. di solito quando mi faccio lo shampoo mi va il sapone negli occhi. di solito quando mi va il sapone negli occhi, bestemmio.
ore 7:15 uscire dalla doccia fradicia e andare a recuperare l'accappatoio messo a scaldare sul termosifone, per non avere freddo quando esco dalla doccia. 
lo so.
asciugatura della doccia. 
vestirsi.
denti. 
preparare il pranzo per la giornata (che se non è pronto dalla sera prima si riduce a una carota, un finocchio e una scatoletta o due vasetti di yogurt).
ore 7:40. ecco. ora arriva la prima (e forse maggiore) fatica erculea della giornata. 
perché voi credete che sia difficile tirarsi su dal letto.
ma non sapete quanto è difficile SVEGLIARE IL MIO COMPAGNO. 
ore 7:45 asciugatura capelli. 
ore 7:55/58. intimare a Daniele di sbrigarsi mentre si mettono le ultime cose nella borsa, senza dimenticarsi gli occhiali. (MAI dimenticare gli occhiali. MAI). 
ore 8:00 indossare il cappotto. 
ore 8:10 circa. partire per andare a lavoro. 
ore 8:40. inizio effettivo della giornata lavorativa. 
piani di sala.
telefonate.
controllo copioni.
telefonate.
controllo agenda. 
telefonate. 
copie dei copioni.
telefonate.
bestemmie.
telefonate. 
ore 12:00 pausa. (stocazzo. ovvero: non faccio pausa quasi mai perché ci sono sempre altri 1000 cazzi a cui stare dietro e, guardacaso, proprio nella mia ora di pausa.)
ore 13:30. fine della pausa. e conto alla rovescia per l'uscita dall'ufficio.
che se è alle 17:30 mi fa fare questa faccia -> 





e se è alle 19:30 mi fa fare quest'altra faccia  




dalle 13:30 alle 17:30 o alle 19:30 si ripete il lavoro:
turni
telefonate
copioni 
telefonate
bestemmie
telefonate
agenda
telefonate
recupero degli attori dispersi
telefonate
delucidazioni sui dubbi dei direttori
bestemmie
telefonate
altre bestemmie. 
ore 17:30 o 19:30 ritorno a casa. sosta dai miei. preparazione cena
ore 20:45 a prendere il mio compagno
ore 21:30 cena
ore 22:00 morte nel letto a vedere -di solito- qualche puntata di qualche telefilm
ore 23:00 crollo totale nel sonno. 

continua...

giovedì 9 febbraio 2012

"grandi cose"

Ricordo che al mio 25mo compleanno, poco dopo lo scoccare della mezzanotte, piangevo.
piangevo per la paura.
non volevo smettere di andare all'università.
non volevo laurearmi.
non volevo lasciare tutto quello che avevo costruito in 6 lunghi anni di studio.
perché era troppo bello.
perché mi aspettava un mondo senza speranze né aspettative. 

Ricordo che al mio 18mo compleanno  tutti mi chiedevano "come ti senti?"
e ricordo che mi sentivo uguale al giorno prima e a quello che sarebbe venuto dopo: sempre io.
Ricordo che 18 anni non li avrei mai voluti fare. ma sarei rimasta con tranquillità ai 17 per tutta la vita.

Ricordo che al mio  14mo compleanno pensavo che una persona, una volta, mi aveva detto che avrei fatto grandi cose della mia vita.
e mi chiedevo perché.
e come sarebbe stato possibile.

Ricordo che al mio 10mo compleanno ero felice.
mi sentivo già grande.

Ricordo il mio 6sto compleanno.
Ricordo il mio sesto compleanno?
i compleanni della mia infanzia erano senza canzoni.
non si cantava "tanti auguri a te" perché mi faceva piangere.
non so perché.
forse non volevo essere al centro dell'attenzione.
o forse mi commuoveva.
sono sempre stata una bambina sensibile.
anche senza sapere cosa fosse la sensibilità. 

Ricordo il mio ultimo compleanno.
Ricordo di aver pensato che avevo finito 26 anni e stavo entrando nel mio 27mo anno di vita.
Capitan Ovvio. ma per me è una cosa sconvolgente.
ricordo di aver cominciato a sentirmi vecchia. e che tutti mi dicevano "tu, vecchia? ma vaffanculo!"
la vecchiaia è uno stato mentale, gente.
ricordo di non aver voluto festeggiare.
ricordo bene un bellissimo regalo ricevuto dalla vita.  

dai miei 6 anni ho continuato a piangere. dai miei 14 anni ho continuato chiedermi come sarà possibile fare grandi cose della mia esistenza. dai miei 18 ho continuato a sentirmi sempre io, anche se con molti cambiamenti. dai miei 25 ho continuato ad avere paura . 

ma in tutta questa vita ricordo bene una cosa: il mio impegno a cercare di non far morire mai i miei sogni.
forse è così che si possono fare grandi cose. 

giovedì 2 febbraio 2012

sono una brutta persona.

ok.
forse sono cose che, in realtà, non dovrei dire. lo so.
ma, davvero: non capisco perché, certe persone, nel momento in cui hanno il potere in mano, diventino improvvisamente dispotiche e dittatoriali.
cioè, mi chiedo: erano così già prima, oppure ci sono state portate?
e si comportano così solo coi loro sottoposti, o anche con figli e parenti?
non capisco.
non capisco come sia possibile non venga mai in mente a nessuno che lavorare in un ambiente di tirannia, non porti assolutamente a niente di buono.
certamente potrà mettere in riga qualcuno. ma quelli che invece fanno del loro meglio per non fare errori, riusciranno a fare una cosa sola: continuare a commetterne.
ed è inutile, totalmente inutile arrabbiarsi e farsi venire il sangue amaro.
perché non porterà assolutamente a niente. né gli uni, né gli altri. 
insomma. mi pare una cosa piuttosto semplice da capire. no?
eppure non lo è.
ci sono persone, persone totalmente insospettabili, persone lontanissime dai quei terribili dittatori che con la loro follia hanno rovinato il mondo, che non fanno altro che rovinare le giornate di chi lavora per loro. e goderci profondamente, anche. (perché io lo so che godono, ah, come lo so!)
ora, una persona in mezzo al mondo, non è davvero nulla. 
(anche se io non la penso così, ma questa è un'altra storia)
ma sono certa che non sia solo una persona ad avere le giornate rovinate per colpa di un capo-assolutista che se la prende con loro.
non voglio esagerare.
non voglio lagnarmi del fatto che mi trattino male.
perché è una cosa che bisogna mettere in conto. quando si lavora. 
ma questo mi muove a voler dire una cosa.
io sono una brutta persona.
chi mi è intorno non se ne accorge (o, almeno, la maggior parte di quelli che mi sono intorno), forse perché mi mimetizzo bene dietro ai miei modi e al mio fare e al mio sorriso. 
forse perché cerco di essere sempre carina con tutti, perché tutti meritano una possibilità e meritano di essere trattati bene (appunto).
forse perché sono innocua e non dò fastidio a nessuno (semplicemente perché non mi va). 
o forse perché amo mantenere un profilo basso e non farmi notare troppo. 
ma io, sono una brutta persona. 
perché, vedete, quando mi succedono queste cose, sono inevitabilmente portata a pensieri -come dire?- non canonici. ecco. 
facciamola facile: se tu mi tratti male, maledetto essere privo di sentimenti, io comincio a desiderare lo stesso per te. 
ma non finisce qui. perché sarebbe troppo bello. per loro.
io desidero altro per te. 
desidero il tuo dolore.
loro non lo sanno, ma dovrebbero aspettarselo. 
insomma: perché sei cattivo con me? così mi fai venire voglia di augurarti una morte lunga e devastante, piena di torture e sofferenze.
ecco, l'ho detto.
adesso tutti hanno scoperto che sono una brutta, bruttissima persona. 
purtroppo, però, io non sono come Dexter Morgan. 
io il mio Passeggero Oscuro me lo tengo dentro e non lo lascio uscire mai. soprattutto perché non credo sarei in grado di commettere un omicidio efferato come i suoi e poi far sparire tutte le prove in modo che nessuno se ne accorga.
è troppo rischioso. 
io mi limito a ucciderli letterariamente. 
e a farli soffrire. tanto, tanto. 
quindi, se leggerete un mio racconto il cui protagonista viene ucciso affrontando atroci sofferenze, beh.
aspettatevi che la mano che lo uccide, anche se celata dietro un qualsiasi altro personaggio, sia la mia.
e aspettatevi anche che la persona che muore male sia tra quelle che si sono comportate male con me. 
perciò, se non volete fare la fine del topo col gatto...
attenti.